Napoli continua la sua marcia verso un titolo che aspetta da trentatré anni, dai tempi di Diego Armando Maradona.
Oggi Maradona è il nome dello stadio, i napoletani lo hanno santificato con il loro potere, Diego Armando Maradona è semplicemente il nuovo San Paolo.
La presenza di San Diego
E San Diego si trova negli altari degli incroci, accanto a San Gennaro o a Sant’Anna.
Mi sbagliavo: non solo un santo. Diego Armando Maradona è, a Napoli, Dio.
E chi percorre le infinite strade dei Quartieri Spagnoli lo capisce subito. Anche i ciechi lo sanno, perché il nome di Maradona non solo si vede ovunque, ma si sente anche, come un incantesimo, come una preghiera.
Mettiamola così: Maradona è una presenza. I napoletani sono convinti che lo spirito di Diego sia sceso ai piedi di Kvara. Chiunque abbia visto il gol con Sassuolo avrebbe avuto ragione di sollevare un sopracciglio. Kvara ha segnato in vero stile maradoniano.
A proposito, se andate a Napoli adesso e volete un souvenir, la maggior parte sono di Maradona. Solo dopo arrivano Kvara e Osimhen. Maschere come quella di Osimhen sono vendute anche per i bambini di due anni. Ma il primo rimane Diego. I suoi epigoni sono amati, ma i suoi pionieri restano ineguagliati.
Siamo andati a Napoli per tastare il polso alla città nell’imminente anno del titolo. Conoscevo una mosca bianca, un napoletano che non amava il calcio, ma anche lui (auguri, Luigi!) sapeva cosa sarebbe stato a Napoli a maggio, quando il titolo sarebbe arrivato vicino al Vesuvio: la terra avrebbe tremato di gioia e i morti sarebbero stati felici nei grandi cimiteri della città.
Lo scommettitore vede più di chi non scommette. E chi non scommette prende atto che Napoli si è portato a sei vittorie di distanza dalle inseguitrici, una distanza di sicurezza a quindici partite dall’Everest della felicità, ma i napoletani hanno sofferto troppo per avere qualche certezza se non quella che Maradona li sta aiutando dal cielo. E qui la loro analisi si ferma.
Ma chi scommette sa che le possibilità di vincita offerte da Napoli sono molteplici. Per esempio: Osimhen segna da più di un mese, partita dopo partita, e Kvara ha un gol ogni due partite.
Opportunità
Uno scommettitore traduce così: ci sono già due marcatori e almeno due gol per Napoli e le quote salgono, salgono.
Inoltre, le inseguitrici dei napoletani, da Inter a Milan, stanno giocando in modo zoppicante. Atalanta e Roma non hanno la forza per contendere il titolo anche se Napoli rimane senza Kvara e Osimhen e Spalletti. Anche Milan è ricco di opportunità. Senza un portiere (Tătărușanu al posto dell’infortunato Maignan non offre alcuna sicurezza, anzi diventa, come dicono gli scommettitori, pane per i suoi denti), senza lo spirito vincente infuso da Ibra e decisivo nella scorsa stagione, con Leao perso nel tunnel dell’incertezza, AC Milan sta lottando per acciuffare un posto in Champions League. La vittoria a Monza con il nuovo giocattolo di Berlusconi era prevedibile ma poco brillante.
Ogni squadra ha un proprio bioritmo. Gli scommettitori sanno che ci sono momenti in cui le grandi squadre non ottengono nulla: bisogna solo prevedere l’arrivo e capire quando finisce.
Inter è l’unica che potrebbe competere con Napoli, ma è solo una possibilità teorica (è stata martoriata per settanta minuti da Udinese!). E quando Inter vince, lo fa con grande difficoltà. Napoli, dunque: anche dopo decenni di ombre, ora il cielo è sempre azzurro, come in una canzone immortale di Rino Gaetano. Rino, il calabrese, è morto a trent’anni in un incidente stradale nel 1981. Ma il cielo è sempre di più blu…